a cura di Oriana Fioccone
Quando si parla di disabilità, di solito, i mezzi di comunicazione descrivono due grandi gruppi di persone, quasi opposti: le vittime di soprusi o di ingiustizie, che desiderano essere difese, oppure quelle che combattono, si danno da fare, non perdono mai la speranza, rappresentate come dei supereroi; ma in mezzo ci sono anche tanti altri disabili “normali”, che cercano di tirare avanti in qualche modo, senza tutto quell’entusiasmo necessario per accettare le proprie difficoltà, oppure che sono semplicemente stanchi e non hanno voglia di lottare, forse per problemi personali, forse perché non hanno l’aiuto di una famiglia o di amici che li supporta, forse perché si sentono isolati o solo perché non hanno un carattere che li porta a vivere bene la propria vita e, quindi, la propria disabilità.
Spesso le persone “positive ed ottimiste” dicono a loro: “Devi accettare, devi combattere, altri stanno peggio di te, abbiamo tutti dei problemi”, mentre il vero pensiero che vorrebbero esprimere è semplicemente: “Non rompere e continua la tua vita, senza chiedere troppo. Sorridi, nonostante tutto.”
Questi pensieri sono troppo pessimisti?
Può darsi, ma è spesso lo specchio di una realtà che è più semplice non vedere.
In questo periodo si parla molto di questo argomento, anche perché è stato prodotto il film di animazione Disney Pixar “Inside out” che parla proprio delle diverse emozioni che abitano in ciascuna persona e ci fa capire che non è necessario essere sempre su di giri per poter andare avanti, ma anzi che la malinconia è una delle componenti fondamentali del nostro essere. Bisognerebbe riuscire ad imparare che non dobbiamo sentirci in colpa se non siamo felici, ma che è possibile convivere con la “non felicità”.
Ci ha scritto una nostra amica, Francesca Bergonzini, che dice di provare proprio queste sensazioni: abbiamo deciso di riportare il suo pensiero, anche perché descrive, in pratica, il mondo circostante. Infatti, anche tra le persone cosiddette “normali” ci sono quelle che riescono a vedere il “famoso” bicchiere mezzo pieno e le altre che continuano a vederlo mezzo vuoto.
Voglio star bene
di Francesca Bergonzini
Ciao a tutte,
ho conosciuto il Gruppo donne UILDM da pochissimo e vorrei presentarmi.
Mi chiamo Francesca e vivo in provincia di Modena. Sono nata di 6 mesi e ho la diplegia spastica, cioè cammino con un deambulatore, ma resisto molto poco in piedi, tanto per semplificare e farvi capire. Vivo male la mia disabilità fin da adolescente; questa situazione è peggiorata dal fatto che la vivo in solitudine, sia perché ci sono pochissime persone con la mia malattia, almeno vicino a me, sia perché non ho amiche con cui uscire.
Nel 2008 ho iniziato a lavorare al mattino come impiegata e centralinista, questo mi permette di alzare di molto la mia autostima, perché mi sento utile e, quando i clienti al telefono mi danno del “Lei”, mi fanno anche sentire importante. Lavoro part-time, perché non posso guidare e mi devono accompagnare miei genitori, così evito di impegnarli troppo.
Passo i pomeriggi leggendo libri divertenti per evadere dalla realtà o scrivendo poesie per parlare di me in modo enigmatico ed immediato; ho pubblicato due libri di poesie: “Mondi dentro” (Edizioni Il Fiorino, 2008) e “Non so volare dove volano gli angeli” (Edizioni Il Fiorino, 2015).
Il mio progetto principale è stare bene psicologicamente senza l’aiuto di psicologi o psichiatri con annessi psicofarmaci.
Inoltre vorrei pubblicare altri libri di poesie e uno di racconti.
Adoro fare dei corsi di breve durata per non stancarmi, non agitarmi e non fare girare troppo i miei. In questo periodo ne ho uno di scrittura creativa.
Nel frattempo cerco di tenermi in contatto con altre persone grazie a facebook sia attraverso il mio profilo personale, sia curando altre pagine: Giovani e adulti disabili motori Italia, Viaggi possibili, viaggi per disabili motori, e Paralisi celebrali infantili.
Ultimo aggiornamento: 12 ottobre 2015