Paola, una vivace invalida senza frontiere

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intervista a Paola Giusti a cura di Simona Lancioni

 

Paola Giusti in una foto del 1975, quando lavorava come speaker presso la Radio Nazionale Tedesca. Paola Giusti in una foto del 1975, quando lavorava come speaker presso la Radio Nazionale Tedesca.

 

Nella sua vita ha fatto moltissime cose, molte più di quelle fatte da tante persone che non hanno una disabilità. Oggi Paola Giusti ha settantadue anni. A sedici anni divenne disabile a causa di una meningomielite. Dopo un periodo di riabilitazione riuscì a conquistare un equilibrio incerto che ha compensato con l’uso di un bastone. Dal 2008, in seguito ad un infortunio la sua disabilità motoria si è accentuata inducendola a spostarsi con le stampelle o con la carrozzina. La sua storia è narrata in un’autobiografia, “Io, vivace invalida senza frontiere” (Arezzo, Editrice Zona, ©2013). Da questa apprendiamo che è originaria della Toscana, Campiglia Marittima (Livorno) ma risiede a Montespertoli, in provincia di Firenze, che ha vissuto per vent’anni in Germania (a Colonia) dove ha insegnato lingua e cultura italiana ai figli degli emigrati, e dove è stata un’apprezzata speaker presso la Radio Nazionale Tedesca. Rientrata in Toscana, in cerca di un clima più mite, ha continuato a lavorare insegnando all’interno di un carcere per altri due anni, sino al prepensionamento (conseguito per motivi di salute). Ha viaggiato da sola per i quattro continenti, ha avuto tre fidanzati tedeschi, un grande Amore italiano, un marito dominicano di ventiquattro anni più giovane di lei (che all’epoca delle nozze aveva sessantuno anni), dal quale dichiara di essere felicemente divorziata. Come sua “terza patria” ha scelto la Repubblica Dominicana, dove si reca a svernare quando in Italia le temperature iniziano a scendere. L’autobiografia è strutturata in forma di diario, lo stile narrativo è pulito e descrive le situazioni, gli ambienti, le persone. Racconta anche delle difficoltà e dei lutti – ha perso entrambi i genitori e, più recentemente, l’amatissimo fratello – che l’hanno messa a dura prova, senza tuttavia incrinare l’ostinata determinazione a reagire, e a non lasciarsi andare. La contattiamo via e-mail mentre si trova ai Caraibi… ed un po’ ci fa invidia.

 

La copertina dell’autobiografia di Paola Giusti, “Io, vivace invalida senza frontiere”. La copertina dell’autobiografia di Paola Giusti, “Io, vivace invalida senza frontiere”.

 

Gentilissima Paola, vuol spiegare a chi non ha ancora letto il suo libro come le è venuta in mente l’idea di raccontare la sua vita? «Nel corso degli ultimi 20 anni me lo avevano suggerito tantissime persone, inascoltate, finché nel 2010 un’amica “mi ha martellato” quasi ogni giorno per circa un mese, convincendomi.  A lei ho rivolto il ringraziamento alla fine del libro, che mi è servito da auto-analisi.»

 

La sua vita da donna con disabilità è stata abbastanza atipica. In un passaggio del suo diario lei stessa ha scritto «Il mio ideale non è quello di essere moglie, madre, casalinga e vivere al paesello». E sembra davvero che il senso di libertà abbia avuto la meglio non solo sulla disabilità, ma anche sul conformismo. Ha qualche rimpianto? «No, assolutamente no. Ho fatto tutto quello che avevo voglia di fare, nella vita professionale come in quella privata, e nel tempo libero. L’unico rimpianto è quello di aver sbagliato col mio grande, grandissimo Amore italiano, per insicurezza e timore, nonostante avessi 40 anni.»

 

Nel suo racconto non ci sembra di aver individuato episodi di discriminazione legati alla sua disabilità. Si tratta di una scelta narrativa, oppure effettivamente non ci sono stati? «Effettivamente non ci sono stati, per fortuna! Forse perché mi sono sempre atteggiata a “non disabile”, con grinta e volitività.»

 

Il confronto tra i servizi e le agevolazioni per le persone con disabilità offerti dallo Stato tedesco (dove lei ha vissuto per vent’anni) e quello italiano è impietoso. Vuole descrivere brevemente le differenze? E quali sono, invece, i servizi offerti – sempre alle persone con disabilità – nella Repubblica Dominicana? «Lo Stato tedesco mi permetteva di insegnare 8 ore in meno nell’orario settimanale di cattedra, pagata in pieno, così come permetteva a qualsiasi lavoratore disabile di godere una settimana di ferie in più, ovviamente pagata. Ogni 4 anni lo Stato tedesco mi permetteva di cambiare auto rimborsandomi subito l’80% della spesa e dando il 25% di sconto sull’assicurazione; nelle tasse avevo fortissime agevolazioni, negli uffici pubblici avevo la precedenza, dunque niente fila. Tutto ciò non esiste neppure oggi nello Stato italiano, che nell’acquisto auto concede solo l’IVA al 4% anziché al 22%. In  Rep. Dominicana c’è attenzione per le persone con disabilità, per esempio i supermercati hanno comode carrozzine elettriche con carrello incorporato, tutti offrono aiuto dovunque o ad uno scalino di marciapiede, i poliziotti si fermano per aiutare, le banche hanno lo sportello “preferenziale”, il personale delle istituzioni è sollecito, ma i parcheggi “riservati” non vengono rispettati perché i dominicani sono sensibili se vedono una sedia a rotelle, però non ci pensano, se non la vedono, e bloccano anche le rampe-scivolo. I dominicani sono spontanei, reagiscono quando vedono, però non pensano, né riflettono.»

 

Paola Giusti il 25 marzo scorso, a Roma, in Campidoglio, alla Cerimonia di Premiazione del Concorso “AlberoAndronico”. Paola Giusti il 25 marzo scorso, a Roma, in Campidoglio, alla Cerimonia di Premiazione del Concorso “AlberoAndronico”.

 

Quando era ancora inedita la sua autobiografia è stata inserita nella Lista d’Onore al 28° Premio Pieve Saverio Tutino 2012 indetto dell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (Arezzo); nel 2013 ha conseguito il Premio Speciale della Giuria Città di Empoli Domenico Rea; nel 2015 a Sesto San Giovanni (Milano) ha vinto il Primo Premio nel Concorso Letterario “Vinceremo le malattie gravi”; il 25 marzo scorso è stata invitata a Roma, in Campidoglio, alla Cerimonia di Premiazione del Concorso AlberoAndronico dove le è stato consegnato un diploma di merito, una medaglia  e la coppa della Prima Classificata. Come la fanno sentire questi riconoscimenti? «Felice, appagata, emozionata, contenta. Mi confermano che ho fatto bene a scrivere le mie memorie.»

 

La sua opera prima si chiude con la seguente riflessione: «Voglio sentirmi spronata da una frase di Indira Gandhi: “È un privilegio aver vissuto una vita difficile” anche se penso che… averla facile… sarebbe stato più comodo.» Crede che avere una “vita facile” oltre che essere più comodo, le avrebbe portato anche una maggiore felicità? «Questa è una domanda con risposta difficile, tuttavia credo di SI, mi avrebbe portato una maggiore felicità, in quanto avrei lottato di meno e non mi sarei afflitta interiormente, talvolta, con il complesso d’inferiorità per il mio handicap motorio, pur agendo spavaldamente e con disinvoltura.»

 

Ritratto di lan-s=d2KZu

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