Lo scorso 18 dicembre è venuto a mancare Franco Bomprezzi, giornalista, scrittore, blogger e persona con disabilità. Per chi si occupa di disabilità queste qualificazioni sono superflue. Franco conosceva ed apprezzava il Gruppo donne UILDM, e il Gruppo lo ricambiava con rispetto e ammirazione. Nel 2010, in occasione della Festa della donna, parlò di noi in un post pubblicato su FrancaMente (il blog ospitato nel sito Vita.it) dal titolo «8 marzo, i cento fiori delle donne disabili». Parole come carezze. Grazie Franco! Oggi i cento fiori sono per te.
Le parole erano la tua "arma" per combattere l'indifferenza, le discriminazioni, gli abusi; le usavi per svegliare le coscienze, e facevi sembrare tutto più facile, bello e colorato. Erano le chiavi per aprire le porte di un mondo migliore. Sono una preziosissima eredità che mi auguro, noi tutti, avremo la capacità di usare al meglio. Grazie per tutto ciò che hai fatto! Fulvia
E' un giorno terribile. Giusto pochi giorni fa in tv si celebravano le due giornate di Telethon e vedendoti fare un collegamento televisivo dal Centro clinico Nemo ti scrissi un messaggio: "Non farmi scherzi, torna presto a casa!!" A chi mi ha chiesto "chi è il modello di persona a cui ti ispiri?", io ho sempre risposto senza esitazione con un solo nome: Franco Bomprezzi. Un uomo meraviglioso che negli anni in cui i disabili venivano vissuti come una disgrazia ed erano reclusi in casa, ha saputo affermarsi e diventare giornalista, scrittore e soprattutto uomo impegnato nelle battaglie sociali accanto agli "invisibili". Mai in tutti questi anni in cui ti conosco, il tuo successo ti ha fatto dare arie da superiore, sei sempre stato umile e disponibile con tutti, con un sorriso sempre pronto. Se n'è andato il mio "faro", come solevo chiamarti, ma di due cose sono certa: una è che la tua luce continuerà a indicarmi la strada giusta, la seconda è che mi mancherai per sempre. Terribilmente. Valentina
Ci si illude. Non ci si vuole pensare Eppure è così Qui si dice: "E' più dura del marmo". Ora sei Libero di Volare. Ci hai insegnato che si può pretendere di Volare. Grazie Franco. Oriana
Ciao Franco, ti ricordi di me? Sono Silvia, ci siamo scritti lo scorso giugno in merito al mio evento "L'arte sbarrierata", invitandoti a parteciparvi con il tuo libro "Handicap Power". Di "Handicap Power" quello che mi è rimasto, e che credo rimanga proprio perché colpisce subito, è la tua genialità creativa nel descrivere dettagliatamente quel mondo utopistico a cui si potrebbe aspirare ma che in realtà, come hai voluto insegnare, non va bene perché non realizza quell'inclusione che invece dovrebbe esserci. "Inclusione". Che bella parola. Mi hai detto che non avresti potuto partecipare al mio evento perché eri impegnato "a smuovere le resistenze di tutti coloro che potrebbero fare qualcosa per rendere Milano più accessibile, magari in vista di Expo, ma puntando a rendere durevoli i miglioramenti ai quali stiamo lavorando". Stavi lavorando per noi. Per l'inclusione. E in effetti si è smosso subito qualcosa: hai partecipato alla presentazione del primo taxi ecologico che è in grado di caricare anche una carrozzina elettrica. Non solo, sei stato nominato consulente di supporto alla task force per l'accessibilità di Expo Milano 2015. Oggi, 18 dicembre 2014, ci hai lasciati, Franco: chi continuerà il tuo compito? Mi piace pensare che ci hai lasciato una sorta di testamento, che tutto ciò che hai iniziato dobbiamo portarlo a termine noi. Noi tutti: la tua famiglia, i tuoi colleghi, i tuoi amici, chi ti stimava e anche chi non ti conosceva. Persone con e senza disabilità. Tu avevi in mente un progetto inclusivo, per tutti, senza alcuna distinzione, senza alcuna esclusiva. E noi dobbiamo portarlo avanti, noi tutti, senza alcuna distinzione, senza alcuna esclusiva. Sai, Franco, forse più che un testamento, ci hai lasciato un regalo. Ci hai regalato un nuovo inizio. Ci hai regalato la speranza di una città migliore collocata sotto il segno dell'unione. Ce la faremo, Franco. Tutti insieme, anche te. Perché tu sarai con noi, ci sei già adesso. Finalmente anche te vedrai splendere il sole sulla città di Milano, che dicono sia sempre avvolta dalla nebbia: ma noi lo faremo sorgere. E se chiudo gli occhi, concentrandomi un poco, riesco a sentire il calore di quell'abbraccio che mi hai dato in una delle ultime mail della nostra corrispondenza di giugno, quell'abbraccio che non sei riuscito a darmi personalmente, quell'abbraccio che non sono riuscita a darti personalmente. Domani ci sarà il sole. Io ci voglio credere. Ciao Franco, buon viaggio. Silvia
Nella tua autobiografia scrivevi: «[…] una cultura della “normalità”, ossia della diversità di ciascuno come condizione assolutamente normale ed evidente, potrebbe comportare una maggiore attenzione alla qualità della vita, la cui valutazione ha sicuramente una forte connessione con il consumo di energia. E dunque, in conclusione, il nuovo testimonial delle persone disabili non può che essere Braccio di ferro, con l’immancabile scatola di spinaci.» (Franco Bomprezzi, Io sono così, Il prato, stampa 2003, p. 97). Caro "Franco di ferro", dovevi mangiare più spinaci. Simona
Ciao Franco, tra le tante cose che hai lasciato su questa terra, c'è una piccola pubblicazione, nella quale ti racconti a cuore aperto, semplicemente per l'uomo che sei stato, rievocandoti attraverso dieci colori. Si intitola "Le fate colorate". Per me un'opera unica, profonda, indimenticabile. Come te. La custodisco gelosamente. Forse perché è una delle più belle avventure lavorative che ho vissuto. Forse, ora più che mai, perché mi ricorda te. Ho scelto lo stralcio di un suo brano per salutarti. Quello che la chiude... per continuare con chi ti ha amato!
Bianco «L'ultimo bianco che vedo è il vestito di Nadia. Eravamo in crociera ai Caraibi, era la festa elegante, e lei si era fatta fotografare in posa, così, con un bel vestito bianco, leggero e semplice. Le sottolineava il volto allegro, sorridente, soddisfatto per aver vinto ancora una volta la sua scommessa di vita, insieme a me, in un posto magico. Sembrava proprio una fata, quella sera. E la foto, bellissima, mi è tornata in mano due anni fa, quando cercavo un'immagine adeguata, giusta, obiettiva, per ricordarla sempre nel modo migliore. Il vestito lo porta ancora, si è presentata così, con il suo abito bianco da crociera, dall'altra parte della vita. E io, finalmente, ho potuto cominciare ad amare il bianco, e a pensare che è la somma di tutti i colori, e che racchiude il segreto della luce. Una magia. Per sempre.» [F. Bombrezzi, Le fate colorate, UILDM Bergamo, 2005]
Grazie Franco. Fai buon viaggio. Annalisa È sempre un grande dolore perdere un amico, in questo caso ad andarsene è stato anche un Maestro, un punto di riferimento, un uomo che mi ha insegnato da oltre 30 anni a stare al mondo con dignità, passione e spirito attivo. Grazie Franco, non si spegnerà mai lo spirito che hai saputo trasmettere a tutti/e noi, non passeranno le tue parole chiare e sempre dirette al cuore delle cose. Un senso di grande, grandissima responsabilità per noi che restiamo. Non lasci un vuoto, ma una strada tracciata e il DOVERE di portarla avanti. Ma ci mancherai tanto Franco, tantissimo. Francesca
Ultimo aggiornamento: 22 dicembre 2014